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sabato 31 ottobre 2015

Chapala: un ciclone con il senso dell'umorismo.


La mia villeggiatura a casa Mulder durò tre giorni appena.
Difatti, da voci di corridoio, appresi che un certo ciclone 'Chapala', si aggirava sull'Oceano Indiano, puntando dritto dritto verso Salalah, e lasciando intuire dalle presentazioni di non avere nessuna intenzione di schivarci. Ci avrebbe inoltre, non ultimo, falcidiati con tono dichiaratamente canzonatorio.
La situazione peggiorò quando, per uno strano scherzo del destino che ancora non comprendo, mentre scrivo su Viber al mio amico Nicola 'Mi sto cXndo in mano, sta per arrivare un ciclone di categoria 5!', il software decide di switchare rapido la rubrica sotto al mio dito indice in caduta libera su 'invia', e spedire così il suddetto messaggio a un tale 'Papino'...che si allarma non poco.
I giorni successivi furono un po' strani: la gente diceva di essere certa che il ciclone ci avrebbe schivati, ma intanto in due giorni i supermercati furono svuotati, e le dispense dei 'Salalesi' riempite di scorte ed i frigoriferi vennero portati ai piani superiori, con tutte le cose più importanti, sopratutto generatori elettrici, bombole del gas, e svariati boccioni di acqua.

...il vento cominciava a salire, le nuvole ad addensarsi, e la massima rassicurazione da me ricevuta fino a quel momento era stata 'Dio ci proteggerà'.
Io sono credente, ma la mia risposta silenziosa in questi casi è sempre la stessa: 'Dio ti ha già protetto avvertendoti, il resto è un problema tuo.'
Insomma ero lì, a Salalah sulla costa sud, col ciclone in poppa, senza possibilità di andare a riparare in un punto più alto, perchè sulle montagne c'erano solo abitazioni private, e senza nemmeno una macchina per allontanarmi minimamente dallo sfacelo.
Nonostante il ciclone in arrivo e le barche al riparo, quindi nulla da fare al lavoro, Y. continuava a volere tutti (tranne me per fortuna) nella Marina la mattina alle sette e mezza, a 5 metri dal mare...non si capisce bene per quale motivo, se non per mettere a rischio la nostra sicurezza, vista la vicinanza al mare e visti i vari wadi da attraversare per arrivare al lavoro.

Quella sera Carl bussò alla mia porta come sempre, ed entrando mi vide cercare informazioni sull' amico Chapala. Allora, si sedette vicino a me e continuò a ripetermi 'dont worry we are safe', guardandomi dritto negli occhi. Il fatto che io mi sentissi davvero al sicuro quando Carl mi guardava, sapevo non avere nulla a che fare con la sua effettiva possibilità di fermare il ciclone a mani nude. Quindi nonostante io fossi incantata dal coro di angeli e violini celestiali che risuonavano ad ogni sua sillaba, gli dovetti semplicemente rispondere, con freddo calcolo, che il ciclone era di categoria 5, ovvero il non plus ultra. Ma l'ottimismo di Carl non veniva minimamente scalfito da nessuna delle mie argomentazioni.
Decidemmo che la cosa migliore che potessimo fare a quel punto fosse uscire a fumarci una sigaretta. Mi ricordo che Carl dava le spalle alla strada, ed io alla casa..e mi ricordo i fari delle auto, in lontananza, all'altezza delle orecchie di Carl. A quel punto realizzo che la casa è costruita all'interno di un grandissimo wadi (letto di fiume, valle), e lo comunico a Carl, che per la prima volta vacilla, mi appoggia le mani sulle spalle e scivola così, dopo tre giorni: 'you are right, we are not safe.'

La mattina dopo volavano cose nella via...cose varie, cose leggere per ora. Io decido di telefonare al mio unico contatto di Muscat, capitale dell'Oman, nel nord del Paese e ben lontano dalla costa sud, per chiedere un consiglio spassionato. La sua risposta fu quella di comprarmi l'ultimo biglietto rimasto per andarmene la sera stessa e dirmi 'mi ridarai i soldi del biglietto quando sei qui, ma il mio consiglio e di andare via il prima possibile, se arriva lì finisce male.' Eloquentissimo!
E rassicurantissimo se paragonato all'unico altro consiglio ricevuto dai locali, questa volta dal mio amico Saif del Sud: 'non ti preoccupare, vieni con la mia famiglia, noi ci nascondiamo nelle grotte.'

Quindi mentre l'isola di Al Hallaniyah viene evacuata e l'esercito si prepara via terra e via mare...io inizio a preparare le valigie.

Al Mughsayl, stranamente nuvolosa, a una settimana dalla presunta collisione col Chapala.

Marito e moglie passeggiano ad Al Mughsayl

Al Mughsayl: lungo la costa sud dell'Oman, spostandosi di poco da Salalah verso ovest, il sito di Al Mughsayl è visitato per l'indiscutibile bellezza scenografica del luogo e della sua passeggiata, e per la presenza di 'geyser' marini, decisamente suggestivi se la marea ci si mette di impegno.

...qualche buchino nella roccia lo si vede, ma purtroppo niente spruzzi di acqua in questa foto. Si vedono invece queste donne indiane avvolte in stoffe meravigliose. La popolazione dell'Oman è costituita per quasi il 15% da indiani, e la percentuale di expats in genere è circa del 47%. Un paese in cui è impossibile non sapersi relazionare con culture diverse. Un regno in continua costruzione ed evoluzione, che si avvale di capitale umano proveniente sia dai Paesi che da sempre hanno avuto a che fare con questa terra, tra i quali l'India, sia dai Paesi occidentali. E' normale per gli Omaniti avere qualche amico straniero tra le proprie conoscenze. Sopratutto e sicuramente a Muscat!






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